Disturbi specifici del linguaggio

L’articolo esplora le principali caratteristiche e i segnali del disturbo del linguaggio in età evolutiva, sottolineando l’importanza di un intervento tempestivo per lo sviluppo futuro.
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Che cosa sono e come individuare disturbi specifici del linguaggio?

Ognuno di noi, nel proprio percorso di vita, avrà certamente incontrato un bambino con difficoltà di linguaggio.

Ma fino a che punto ci rendiamo conto dell’importanza di un linguaggio chiaro e in linea con le tappe di sviluppo?

E quanto, invece, tendiamo a giustificare alcune immaturità linguistiche come frutto di un eloquio da “piccolino” e, per alcuni aspetti, anche molto buffo e divertente?

Che cos’è un disturbo del linguaggio e perché è importante riconoscerlo precocemente

È importante interrogarsi sulla possibilità che possano esservi delle difficoltà a carico dei sistemi linguistici e considerare quali implicazioni queste difficoltà possano avere sullo sviluppo di competenze future come la lettura e la scrittura, e quali conseguenze ci siano per la sfera emotiva e sociale del nostro bambino.

Il Disturbo di Linguaggio rappresenta una tra le più frequenti difficoltà che si possono riscontrare nello sviluppo dei bambini di età compresa tra i 2 e i 6 anni.

Come si manifesta un disturbo del linguaggio primario nei bambini

Nell’ambito dei disturbi linguistici riconosciamo due macro categorie:

  • i disturbi di linguaggio “secondari”, che si presentano in associazione a un disturbo di origine primaria (deficit neuromotori, cognitivi, sensoriali, ecc.)
  • e i Disturbi Primari di linguaggio, che non dipendono da altri deficit e si presentano con una compromissione specifica dell’abilità di linguaggio.

I bambini con Disturbo primario del linguaggio hanno 5 volte di più la probabilità di presentare successivamente un Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA), a carico dei processi di lettura, scrittura e/o calcolo (dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia).

È fondamentale, quindi, seguire precocemente lo sviluppo del linguaggio del bambino e monitorare anche in fase scolare la sua evoluzione.

Quali sono i segnali da osservare per riconoscere un disturbo del linguaggio

Come differenziare i bambini con Disturbo primario del linguaggio?
Considerate le premesse sopra esposte, questi bambini:

  • possiedono capacità uditive nella norma
  • non presentano problemi neurologici
  • sono adeguati nei test di intelligenza non verbale
  • presentano quoziente intellettivo nella norma
  • non manifestano difficoltà di tipo relazionale
  • sono inseriti in un contesto socio-ambiente stimolante

Nonostante i tratti comuni, i profili linguistici e le espressioni del disturbo sono molteplici e variano da bambino a bambino.

Quali sono i principali fattori di rischio?

  • Scarsa stimolazione linguistica
  • Basso livello socio-culturale familiare
  • Scarse competenze emotivo-relazionali nell’ambiente

Nella fascia prescolare, è sempre consigliato eseguire un esame audiometrico, soprattutto in presenza di ritardo o probabile disturbo di linguaggio.

Frequenti otiti/tonsilliti (più di 4 in un anno) possono compromettere la funzionalità uditiva.

Altri fattori di rischio importanti sono:

  • Ipertrofia adenoidea con conseguenti problemi nella respirazione fisiologica
  • Frequenti otiti/tonsilliti
  • Uso prolungato di ciuccio e biberon (oltre i 2 anni e mezzo)
  • Vizi orali (succhiamento del dito, delle dita, delle unghie, della coperta, dei capelli, …)
  • Scarso controllo e coordinazione muscolare orofacciale, difficoltà nell’organizzazione prassica
  • Sesso maschile
  • Familiarità per disturbo del linguaggio
  • Difficoltà a mantenere l’attenzione e la concentrazione
  • Assenza della lallazione
  • Prime parole dopo i 12-15 mesi
  • Vocabolario a 24 mesi inferiore alle 50 parole in produzione
  • Assenza della combinazione di parole a 30 mesi
  • Comprensione verbale difficoltosa

Intervenire sul disturbo del linguaggio: il ruolo della logopedia

Dunque, è importante considerare quanto e come il bambino sa capire il linguaggio dell’adulto (comprensione verbale), l’ampiezza del suo vocabolario espressivo, la costruzione di frasi, lo sviluppo fonologico.

Se entro i 36 mesi questi parametri non si sono modificati o evoluti, aumenta il rischio di strutturare un disturbo di linguaggio e si rendono necessari la visita Neuropsichiatrica Infantile (NPI), l’esame audiometrico e una valutazione logopedica completa delle capacità comunicative, nonché l’analisi dei diversi livelli linguistici in comprensione e in produzione, per poter iniziare la terapia sin da subito.

Informare i genitori e tutte le figure che si occupano della crescita dei nostri bambini sulle tappe di sviluppo del linguaggio e sulle possibili difficoltà comunicative e di linguaggio che possono presentarsi, li rende in grado di poter essere i primi a riconoscere eventuali campanelli d’allarme per potersi rivolgere, poi, alle figure competenti in materia.

Essere attenti, attivi e responsabili nello sviluppo del linguaggio dei nostri bambini ci permette di garantire a loro un sereno e valido evolversi di competenze superiori come quelle metafonologiche e di letto-scrittura.

Il disturbo primario del linguaggio risponde molto bene al trattamento logopedico e risponde tanto meglio quanto più è precoce l’intervento terapeutico.

Per maggiori informazioni consultare il seguente sito: https://www.uppa.it/disturbo-primario-del-linguaggio-dpl-cose/

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