Cosa fare quando un bambino balbetta? Aspettare o intervenire?Come comportarsi? Quali sono i fattori di rischio per balbuzie?Chiedo subito un consulto con uno specialista?
Quando un bambino balbetta: riconoscere la balbuzie
“La balbuzie è un disordine del ritmo della parola, nel quale la persona sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono, che hanno carattere di involontarietà” (O.M.S., 1997).
La balbuzie è uno dei più complessi disturbi del linguaggio, non è un fenomeno unico, ma bensì determinato a diversi livelli da fattori sia fisiologici che psicologici, sia genetici che derivanti da variabili ambientali. Tutte queste concause possono giocare un ruolo importante nella balbuzie e può risultare estremamente difficile determinare a priori quale di queste sia quella prevalente.
Come distinguere i bambini che balbettano da quelli che non cronicizzeranno il disturbo?
Basandosi sui tassi d’incidenza (8,5%) e prevalenza (0,72%) riportati di recente in letteratura (2009, 2002), la percentuale di remissione spontanea risulta ancora maggiore, collocandosi al 91%.
La prognosi è quindi più favorevole nel lungo termine, nonostante la percentuale d’incidenza dell’8,5% indichi un rischio maggiore di sviluppare un disturbo della fluenza verbale.
Le femmine mostrano un esordio mediamente un po’ più precoce (31 mesi vs. 34 mesi); mentre tra gli adulti il rapporto maschi/femmine risulta essere di 4M: 1F, in prossimità dell’esordio non si evidenziano dierenze statisticamente significative, suggerendo che il fenomeno del recupero spontaneo è più frequente nelle bambine che nei bambini. (Yairi e Ambrose, 2013).
La balbuzie evolutiva non va confusa con la disfluenza lieve e transitoria (da alcuni autori definita “fisiologica”) in cui il bambino produce disfluenze di tipo generalmente diverso dalla ripetizioni e dai prolungamenti di foni, e che, anche quando ripete di solito una volta sola lo stesso elemento, senza blocco o tensione associata.
Il bambino, invece, che non ce la farà a superare il disturbo entro 12-18 mesi dalla comparsa, incomincerà a produrre disfluenze con durate sempre più irregolari e variabili, ripetendo più volte lo stesso elemento, con segni di tensione muscolare, spesso accompagnate da comportamenti di evitamento o di fuga e dalla consapevolezza di dicoltà e sentimenti di frustrazione.
In alcuni bambini la vera balbuzie può manifestarsi improvvisamente in forma anche grave sin dall’inizio della sua insorgenza; i bambini possono essere consapevoli di avere delle difficoltà di eloquio già all’età di tre anni.
Scarica il PDF tra le risorse gratuite per avere la guida sempre con voi
Quando un bambino balbetta: i genitori possono fare una prima analisi?
Certo, i genitori sono i primi che possono dare importanti informazioni riguardo alla fluenza del proprio bambino/a.
Rispondendo a queste semplici 10 domande, è possibile fare una prima analisi dierenziale.
Se un genitore risponde “sì” ad almeno 3 domande, questo potrebbe essere indicativo di una maggiore probabilità che il bambino/a possa essere balbuziente e quindi più a rischio di cronicità del disturbo.
Nel vostro bambino/a….
- Balbetta da più di un anno senza remissione?
- Ripete parti di parole piuttosto che intere parole o intere frasi?
- Fa più di due ripetizioni? (Es. a-a-a-auto invece di a-a-auto)
- Ci sono blocchi con tensione muscolare visibile e/o udibile?
- Sembra frustrato/a o imbarazzato/a quando ha dicoltà con le parole?
- Alza il tono di voce o chiude gli occhi, guarda da un lato o mostra tensioni nel viso quando balbetta?
- Usa frequentemente parole come “cioè”, “ma”, “che”, o suoni “uh, beh” prima di iniziare una parola?
- Qualche volta si blocca in modo così brusco che non riesce ad emettere suoni per più secondi quando sta cercando di parlare?
- A volte associa all’evento disfluente comportamenti non verbali (es. battere il piede, chiudere gli occhi, …) al fine di aiutarsi nel far uscire la parola?
10. Rinuncia a parlare, delega altri a parlare al posto suo per paura di balbettare?
Quando un bambino balbetta: i fattori di rischio cronicità
Quali sono i fattori di rischio di cronicizzazione della balbuzie?
I fattori di rischio predittivi di una cronicizzazione della balbuzie sono: genere (essere maschio piuttosto che femmina), anamnesi familiare che rilevi una presenza di balbuzie nei genitori o nei parenti, età d’insorgenza e tempo trascorso dall’esordio (più di 12 mesi), non presenza di remissione spontanea, disfluenze tipo balbuzie (ripetizioni, blocchi, prolungamenti), comportamenti secondari, ritardo nello sviluppo del linguaggio, ritardo fonologico, vissuto negativo.
Fattori di rischio | Rischio elevato |
---|---|
Genere | Maschio |
Età d’insorgenza | Dopo i 3 anni e mezzo |
Tempo trascorso dall’insorgenza | 6-12 mesi |
Remissione | No |
Familiarità | Sì |
Presenza di disfluenze di tipo balbuzie | Sì |
Sviluppo Linguistico | Non appropriato |
Presenza di comportamenti secondari | Sì |
Attitudine comunicativa | Negativa |
Balbuzie bambino: quando intervenire?
A prescindere dalle ipotesi eziologiche, qualsiasi bambino/a che ha cominciato a balbettare ha diritto ad essere valutato e monitorato fino al suo recupero spontaneo o al successo della terapia.
È importante saper riconoscere questi sintomi in tempo, poiché la ricerca ha stabilito che la prognosi è tanto migliore quanto è minore l’intervallo temporale che separa l’insorgenza della balbuzie dal primo intervento terapeutico (che può essere eseguito anche in età molto precoce, dai 3 anni di età), anche perché ad aspettare troppo si rischia che la balbuzie si consolidi a tal punto da diventare refrattaria a qualsiasi intervento terapeutico.
Secondo alcune teorie, i bambini che cronicizzeranno devono essere individuati e trattati il prima possibile, per ottenere una remissione che potrebbe essere completa e priva di ricadute. Da qui la necessità di valutare precocemente la probabilità che un bambino ha di incorrere in una remissione spontanea del disturbo piuttosto che di evolvere verso una balbuzie persistente al fine di poter concentrare gli sforzi terapeutici solo sui primi (Pisciotta et al., 2010).
Recap: quali sono i campanelli d’allarme a cui prestare attenzione?
- Persistenza del disturbo oltre l’anno dalla comparsa.
- Aumento della frequenza e dell’intensità delle disfluenze di tipo balbuzie (blocchi, ripetizioni, prolungamenti.
- Aumento dei comportamenti secondari (tensione manifeste nel corpo).
- Maggiori evitamenti comunicativi e maggior chiusura comunicativa sociale.
- Aumento delle emozioni negative associate e delle reazioni di frustrazione (con possibile rabbia o pianto associato).
- Attitudine comunicativa che diventa negativa nel bambino/a.
Cosa fare se il proprio figlio balbetta?
Se pensate che il vostro bambino/a balbetti, cercate di effettuare una precoce valutazione e seguite il più possibile quanto vi verrà suggerito dallo specialista. La cosa più importante da fare, quando nostro figlio balbetta è essere noi per primi dei buoni comunicatori, in modo da fornire un modello verbale che potrà essere facilmente appreso e riprodotto dal bambino/a.
Provate a seguire questi consigli ed esercitatevi ad utilizzarli quando parlate con vostro figlio/a.
Quando un bambino balbetta: consigli per i genitori
- Mantenete il contatto oculare con il bambino/a soprattutto mentre balbetta.
- Non anticipare il suo pensiero, finendo le parole\frasi che sta dicendo.
- Lasciare tutto il tempo di cui ha bisogno per esprimere il proprio pensiero e non mettere fretta mentre sta parlando.
- Non usare espressioni tipo “Dai su!” “Allora, cosa mi vuoi dire”, “Sbrigati”, …
- Fate in modo che il bambino/a capisca, osservando il vostro comportamento non verbale e le vostre espressioni mimiche, che siete interessati a ciò che dice e non a come lo dice.
- Cercate di parlare con il bambino/a usando un tono di voce calmo, rilassato e lento.
- Riducete il numero delle domande che ponete e sostituitele con commenti su ciò che il bambino/a vi ha appena detto. Fate una domanda alla volta e attendete che il bambino/a vi abbia risposto prima di porgliene un’altra.
- Non dire mentre balbetta frasi del tipo “Parla lentamente”, “Fai un bel respiro”, “Rilassati, stai tranquillo”, “Pensa a quello che devi dire prima di parlare”, “Parla bene”, “Smettila di balbettare”. Questi consigli non sono di aiuto al bambino/a che balbetta.
- Quando ponete delle domande “prendete tempo”, restando in silenzio almeno 2 secondi. Questo anche prima di rispondere a una sua richiesta, o verbalizzando: “Vediamo… sto pensando…”.
- Mantenete sempre il contatto oculare con il bambino/a.
- Usate molte pause quando parlate, questi momenti di silenzio ridurranno la pressione comunicativa.
- Rispettate i turni comunicativi, non interromperlo/a quando parla né sovrapponetevi con la voce alla sua.
- Ricordate che è un bambino/a e che le sue abilità linguistiche sono in continua evoluzione: parlate usando un linguaggio facile, frasi brevi, non complesse e parole che siano comprensibili per un bambino/a della sua età.
Soprattutto fate capire al bambino/a che lo accettate e lo rispettate per quello che è indipendentemente dalla sua balbuzie; questo aumenterà la fiducia in se stesso/a e la sua autoaccettazione.
Liberamente tratto da: Barry Guitar and Edward G. Conture, © 2008,
Stuttering Foundation of America Adattamento italiano a cura di Simona Bernardini
Quando un bambino balbetta: link utili
- www.balbuzie.it sito AIBACOM ONLUS
- www.stutteringhelp.org sito uciale della Stuttering Foundation
- www.balbuzie.biz sito centro Italiano Balbuzie Punto Parola
- www.stammeringcentre.org sito Michael Palin Centre London www.luisellacoccobalbuzie.com sito ABC Balbuzie
- www.stuttersfa.org
Scarica il PDF tra le risorse gratuite per avere la guida sempre con voi