Letture consigliate

L’importanza dei prerequisiti scolastici

L’importanza dei prerequisiti scolastici

I PREREQUISITI ALL’APPRENDIMENTO DI LETTURA E SCRITTURA

I bambini dell’ultimo anno della scuola d’infanzia possiedono alcune competenze fondamentali per il successivo apprendimento della lettura e della scrittura.
Quando si parla di prerequisiti, si devono distinguere le condizioni di carattere generale che possono interessare tipi diversi di apprendimento, come per esempio la funzione di percezione visiva e uditiva, la memoria, il linguaggio e molte altre, da quelle specifiche delle abilità di base che interessano in modo più diretto determinate abilità. Un bambino che deve affrontare l’apprendimento scolastico deve possedere in misura idonea sia gli uni che gli altri.
Il quesito di base è:

“Quando il bambino è pronto per cominciare ad apprendere le strumentalità di base?”

Di seguito vengono riportati i prerequisiti all’apprendimento di lettura e scrittura riconosciuti come i più rilevanti e pertinenti:
• sviluppo intellettivo adeguato;
• adeguate capacità di memoria uditiva e visiva a breve e a lungo termine;
• adeguate funzioni attentive;
• competenza linguistica e metafonologica (riflessione sui suoni linguistici) raggiunta;
• capacità di operare un decentramento attentivo dagli aspetti relativi alla semantica alla veste sonora delle parole;
• adeguata discriminazione uditiva e visiva;
• adeguata integrazione visivo-uditiva e visuo-motoria; lavoro seriale sinistra-destra;
• sviluppo percettivo visuo-gnosico per l’individuazione, la memorizzazione, la riproduzione delle forme grafiche della scrittura e la capacità di stabilire rapporti tra le forme del linguaggio orale e quelle del linguaggio scritto;
• competenze adeguate nell’ambito grafo-motorio;
• capacità di cogliere la successione dei segni nello spazio, la loro seriazione in un ordine e in un senso dato;
• patrimonio esperienziale;
• motivazione e desiderio favorevoli alla comunicazione scritta;
• sviluppo emotivo e sociale adeguato, che rendano il bambino capace di attenzione, cooperazione e interesse verso nozioni nuove;
• scolarità nella norma.

Il possesso di questi prerequisiti mette il bambino all’inizio della scolarizzazione in condizioni di apprendere con successo le strumentalità di base, di avere un approccio costruttivo e gratificante con la scuola e quindi di sviluppare un atteggiamento positivo nei confronti dello studio lungo tutta la sua carriera scolastica.
Tuttavia non tutti i bambini iscritti alla prima classe della scuola primaria hanno raggiunto il livello di sviluppo necessario ad un efficace adattamento alle nuove richieste imposte dall’ambiente scolastico. L’insuccesso a questo livello scolastico è preoccupante, in quanto spesso porta con sé stati di demotivazione, di disadattamento e di emarginazione; inoltre compromette gli apprendimenti successivi, ampliando in tal modo la disparità di livello tra gli alunni.

CHE COSA SONO GLI SCREENIG?

Gli screening sono indagini preventive eseguite durante l’ultimo anno della scuola d’infanzia, che permettono l’identificazione precoce di bambini a rischio nelle abilità indagate, ossia che ottengono prestazioni al di sotto della media dei coetanei, offrendo un’opportunità di intervento prima che tali difficoltà incidano sul loro percorso scolastico.

I CORSI PER GLI INSEGNANTI DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA

È necessario che gli insegnanti siano formati e informati sui meccanismi che entrano in gioco nei processi di apprendimento e siano aiutati ad individuarli correttamente attraverso strumenti idonei, con obiettivi precisi nella formulazione dei piani di lavoro.
Oltre ad identificare i soggetti a rischio, le cui prestazioni si discostano notevolmente dall’andamento di quelle dei coetanei, la logopedista propone alcune attività da poter svolgere all’interno della classe per stimolare le competenze più carenti, suggerendo modalità di intervento compatibili con il lavoro in classe. Gli insegnanti stessi svolgono un ruolo attivo nella didattica per il superamento di eventuali ostacoli attraverso piani di lavoro programmati e mirati. Diventa perciò importante che tutti gli insegnanti siano sensibilizzati, che la scuola risponda con professionalità e responsabilità ai bisogni dei bambini in difficoltà e che in questo sia affiancata da personale competente.

A CHI SI RIVOLGE

Una valutazione precoce dei prerequisiti fondamentali per l’apprendimento della lettura e della scrittura è utile nei bambini che frequentano l’ultimo anno della scuola dell’infanzia.
I disturbi di apprendimento sono influenzati da fattori maturativi, cognitivi, prassici, gnosici, linguistici, affettivi e socio-culturali. Si tratta di indici essenziali per valutare quanto primitivo e radicato è il problema del bambino. Il colloquio con i genitori permette di ottenere queste e altre informazioni utili, per esempio se in famiglia si erano presentati altri casi simili di difficoltà, o quale è l’atteggiamento dei genitori di fronte alle difficoltà del figlio.
Dopo un’attenta valutazione logopedica può venire avviato un percorso di terapia o possono essere fornite delle indicazioni su ulteriori necessari approfondimenti specialistici.
Analogamente a quanto accade per la famiglia, anche la scuola può offrire informazioni preziose ed essere coinvolta in un progetto collaborativo di diagnosi ed intervento. Sulla base delle esigenze emerse in fase valutativa vengono predisposti, in accordo con la scuola, mirati interventi psico-pedagogici e di didattica volti ad accelerare lo sviluppo di tali abilità.
Non è possibile prevedere se i bambini identificati dallo screening come “bambini a rischio di insuccesso scolastico” svilupperanno Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) in età scolare. La speranza è che, identificati precocemente e trattati con programmi mirati, possano evolvere favorevolmente e giungere alla scuola primaria pronti per affrontare i compiti specifici dell’apprendimento.

Scritto e redatto da Dott.ssa R.Perosa, in collaborazione con Dott.ssa E.Ferino, Logopedista (Pd)

Balbuzie, consigli utili per i genitori

Balbuzie, consigli utili per i genitori

Cos’è la balbuzie?
“La balbuzie è un disordine del ritmo della parola, nel quale la persona sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono, che hanno carattere di involontarietà” (O.M.S., 1997).

La balbuzie è uno dei più complessi disturbi del linguaggio, non è un fenomeno unico, ma bensì determinato a diversi livelli da fattori sia fisiologici che psicologici, sia genetici che derivanti da variabili ambientali. Tutte queste concause possono giocare un ruolo importante nella balbuzie e può risultare estremamente difficile determinare a priori quale di queste sia quella prevalente.

I genitori possono fare una prima analisi differenziale?
Certo, i genitori sono i primi che possono dare importanti informazioni riguardo alla fluenza del bambino. Rispondendo a queste semplici 10 domande, è possibile fare una prima analisi differenziale.
Se un genitore risponde “sì” ad almeno 3 domande oltre alla n.° 1, questo suggerisce la possibilità che il bambino possa essere balbuziente e quindi più a rischio di cronicità del disturbo.
1. Balbetta da più di un anno senza remissione?
2. Ripete parti di parole piuttosto che intere parole o intere frasi?
3. Fa più di due ripetizioni? (Es. a-a-a-auto invece di a-a-auto)
4. Ci sono blocchi con tensione muscolare visibile e/o udibile?
5. Sembra frustrato o imbarazzato quando ha difficoltà con le parole?
6. Alza il tono di voce o chiude gli occhi o guarda da un lato o mostra tensioni nel viso quando balbetta?
7. Usa frequentemente parole come “cioè”, “ma”, “che”, o suoni “uh, beh” prima di iniziare una parola?
8. Qualche volta si blocca in modo così brusco che non riesce ad emettere suoni per più secondi quando sta cercando di parlare?
9. A volte associa all’evento disfluente comportamenti non verbali (es. battere il piede, chiudere gli occhi, …) al fine di aiutarsi nel far uscire la parola?
10. Rinuncia a parlare, delega altri a parlare al posto suo per paura di balbettare?

Quali sono i fattori di rischio di cronicizzazione della balbuzie?

I fattori di rischio predittivi di una cronicizzazione della balbuzie sono: genere (essere maschio piuttosto che femmina), anamnesi familiare che rilevi una presenza di balbuzie nei genitori o nei parenti, età d’insorgenza e tempo trascorso dall’esordio (più di 12 mesi), non presenza di remissione spontanea, disfluenze tipo balbuzie (ripetizioni, blocchi, prolungamenti), comportamenti secondari,
ritardo nello sviluppo del linguaggio, ritardo fonologico, vissuto negativo.

Fattori di rischio di cronicità del disturbo

Fattori di rischio Rischio elevato Presente nel bambino/a
Genere Maschio
Età d’insorgenza Dopo i 3 anni e mezzo
Tempo trascorso dall’insorgenza 6-12 mesi o più
Remissione del disturbo No
Familiarità Sì (padre, madre, fratello/sorella, nonni, zii, cugini)
Presenza di disfluenze SLD (Disfluenze Tipo Balbuzie)
Sviluppo linguistico Non appropriato
Presenza di comportamenti secondari
Attitudine comunicativa Negativa



“Risk Factors Chart” 2014 by Stuttering Foundation of America; tradotto e rivisto: P. Florio e S. Bernardini 2014 “Balbuzie: assessment e trattamento”

Se quanto riportato nella seconda colonna corrisponde a quanto rilevato nel paziente, si appone una croce nella terza colonna. Con una sola croce il rischio di cronicità risulta lieve; due/tre croci il rischio di cronicità è moderato; con quattro o più croci il rischio di cronicità è elevato.

Cosa fare se il proprio figlio balbetta?
Se pensate che il vostro bambino balbetti, cercate di effettuare una precoce valutazione e seguite il più possibile quanto vi verrà suggerito dallo specialista. La cosa più importante da fare, quando nostro figlio balbetta, è essere noi per primi dei buoni comunicatori, in modo da fornire un modello verbale che potrà essere facilmente appreso e riprodotto dal bambino.
Provate a seguire questi consigli ed esercitatevi ad utilizzarli quando parlate con vostro figlio/a.

Consigli per i genitori:

1. Mantenete il contatto oculare con il bambino soprattutto mentre balbetta.
2. Non anticipare il suo pensiero, finendogli le parole\frasi che sta dicendo.
3. Lasciategli tutto il tempo di cui ha bisogno per esprimere il proprio pensiero e non mettergli fretta mentre sta parlando. Non usare espressioni tipo “Dai su!” “Allora, cosa mi vuoi dire”, “Sbrigati”, …
4. Fate in modo che il bambino capisca, osservando il vostro comportamento non verbale e le vostre espressioni mimiche, che siete interessati a ciò che dice e non a come lo dice.
5. Cercate di parlare con il bambino usando un tono di voce calmo, rilassato e lento.
6. Riducete il numero delle domande che gli ponete e sostituitile con commenti su ciò che il bambino vi ha appena detto. Fate una domanda alla volta e attendete che il bambino vi abbia risposto prima di porgliene un’altra.
7. Non dire mentre balbetta frasi del tipo “Parla lentamente”, “Fai un bel respiro”, “Rilassati, stai tranquillo”, “Pensa a quello che devi dire prima di parlare”, “Parla bene”, “Smettila di balbettare”. Questi consigli non sono di aiuto al bambino che balbetta.
8. Quando gli ponete delle domande “prendete tempo”, restando in silenzio almeno 2 secondi prima di fargli una domanda o prima di rispondere a una sua richiesta, o verbalizzando Vediamo… Sto pensando…”. Mantenete sempre il contatto oculare con il bambino. Usate molte pause quando parlate, questi momenti di silenzio ridurranno la pressione comunicativa.
9. Rispettate i turni comunicativi, non interromperlo quando parla né sovrapporvi con la voce alla sua.
10. Ricordate che è un bambino e che le sue abilità linguistiche sono in continua evoluzione: parlategli usando un linguaggio facile, frasi brevi, non complesse e parole che siano comprensibili per un bambino della sua età.
11. Soprattutto fate capire al bambino che tu lo accettate e lo rispettate per quello che è indipendentemente dalla sua balbuzie; questo aumenterà la fiducia in se stesso e la sua autoaccettazione.

Liberamente tratto da: Barry Guitar and Edward G. Conture, © 2008,
Stuttering Foundation of America Adattamento italiano a cura di Simona Bernardini

Link utili da visitare
www.balbuzie.it sito AIBACOM ONLUS
www.stutteringhelp.org sito ufficiale della Stuttering Foundation
www.balbuzie.biz sito centro Italiano Balbuzie Punto Parola
www.stammeringcentre.org sito Michael Palin Centre London

Balbuzie, consigli per la scuola e gli insegnanti

Balbuzie, consigli per la scuola e gli insegnanti

Cos’è la balbuzie?
“La balbuzie è un disordine del ritmo della parola, nel quale la persona sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono, che hanno carattere di involontarietà” (O.M.S., 1997).

La balbuzie è uno dei più complessi disturbi del linguaggio, non è un fenomeno unico, ma bensì determinato a diversi livelli da fattori sia fisiologici che psicologici, sia genetici che derivanti da variabili ambientali. Tutte queste concause possono giocare un ruolo importante nella balbuzie e può risultare estremamente difficile determinare a priori quale di queste sia quella prevalente.

Quali sono i fattori di rischio di cronicizzazione della balbuzie?
I fattori di rischio predittivi di una cronicizzazione della balbuzie sono: genere (essere maschio piuttosto che femmina), anamnesi familiare che rilevi una presenza di balbuzie nei genitori o nei parenti, età d’insorgenza e tempo trascorso dall’esordio (più di 12 mesi), non presenza di remissione spontanea, disfluenze tipo balbuzie (ripetizioni, blocchi, prolungamenti), comportamenti secondari,
ritardo nello sviluppo del linguaggio, ritardo fonologico, vissuto negativo.

Fattori di rischio di cronicità del disturbo

Fattori di rischio Rischio elevato Presente nel bambino/a
Genere Maschio
Età d’insorgenza Dopo i 3 anni e mezzo
Tempo trascorso dall’insorgenza 6-12 mesi o più
Remissione del disturbo No
Familiarità Sì (padre, madre, fratello/sorella, nonni, zii, cugini)
Presenza di disfluenze SLD (Disfluenze Tipo Balbuzie)
Sviluppo linguistico Non appropriato
Presenza di comportamenti secondari
Attitudine comunicativa Negativa



“Risk Factors Chart” 2014 by Stuttering Foundation of America; tradotto e rivisto: P. Florio e S. Bernardini 2014 “Balbuzie: assessment e trattamento”

Se quanto riportato nella seconda colonna corrisponde a quanto rilevato nel paziente, si appone una croce nella terza colonna. Con una sola croce il rischio di cronicità risulta lieve; due/tre croci il rischio di cronicità è moderato; con quattro o più croci il rischio di cronicità è elevato.

Quando intervenire?
A prescindere dalle ipotesi eziologiche, qualsiasi bambino che ha cominciato a balbettare ha diritto ad essere valutato e monitorato fino al suo recupero spontaneo o al successo della terapia.
È importante saper riconoscere questi sintomi in tempo, poiché la ricerca ha stabilito che la prognosi è tanto migliore quanto è minore l’intervallo temporale che separa l’insorgenza della balbuzie dal primo intervento terapeutico (che può essere eseguito anche in età molto precoce, dai 3 anni di età), anche perché ad aspettare troppo si rischia che la balbuzie si consolidi a tal punto da diventare refrattaria a qualsiasi intervento terapeutico.
Secondo alcune teorie, i bambini che cronicizzeranno devono essere individuati e trattati il prima possibile, per ottenere una remissione che potrebbe essere completa e priva di ricadute.

Spesso gli insegnanti si pongono diverse domande:
– Come posso essere d’aiuto?
– Dovrei far leggere il bambino ad alta voce? (nel caso il bambino frequenti la Scuola Primaria)
– Dovrei parlare della balbuzie con il bambino?
– Potrei discuterne con tutta la classe?
– Dovrei ignorarla?
– Dovrei guardare il bambino quando balbetta oppure distogliere lo sguardo?

Queste sono domande legittime, ma le risposte differiscono a seconda del bambino che balbetta.
Si potrebbe iniziare a chiedere ai genitori se il bambino è seguito in terapia e mettersi in contatto con il/la terapista per consigli specifici che permettano al bambino di integrarsi maggiormente nella classe e di affrontare con serenità le varie situazioni. La maggior parte dei bambini non ama essere messo in disparte o sentirsi diverso dagli altri, quindi occorre essere sicuri che il bambino che balbetta sia escluso da attività di classe o non riceva trattamenti di favore. Se la balbuzie è molto grave, è consigliabile affrontare il problema apertamente, parlandone con i genitori e con il bambino stesso. Alcuni bambini si sentiranno sollevati ed apprezzeranno il gesto, mentre altri potrebbero rifiutare l’argomento: qualsiasi cosa accada, è fondamentale rispettare il bambino e non forzarlo. I bambini con questo problema hanno bisogno di tutto il sostegno emotivo possibile. Sarà d’aiuto accettare il bambino per quello che è, oltre che essere comprensivi, calorosi ed offrire sostegno, non necessariamente in modo palese. Il bambino lo percepirà e si sentirà molto più sicuro.

Cosa fare se il vostro alunno in classe balbetta?
La cosa più importante da fare, è essere noi per primi dei buoni comunicatori, in modo da fornire un modello verbale che potrà essere facilmente appreso e riprodotto dal bambino.
Provate a seguire questi consigli ed esercitatevi ad utilizzarli quando parlate con lui/lei.

Consigli per gli insegnanti:
1. Mantenete il contatto oculare con il bambino soprattutto mentre balbetta.
2. Non anticipate il suo pensiero, finendogli le parole\frasi che sta dicendo; non parlate al suo posto.
3. Lasciategli il tempo di cui ha bisogno per esprimere il proprio pensiero e non mettete fretta mentre sta parlando. Non usate espressioni tipo “Dai su!” “Allora, cosa mi vuoi dire”, “Sbrigati”…
4. Fate in modo che il bambino capisca che siete interessati a ciò che dice e non a come lo dice.
5. Cercate di parlare con il bambino usando un tono di voce calmo, non preoccupato, rilassato e lento, facendo pause frequentemente.
6. Aiutate tutti gli alunni della classe ad imparare a rispettare il turno di parola e ad ascoltare. Tutti i bambini, specialmente chi balbetta, riconoscono come sia molto più facile parlare quando ci sono poche interruzioni e quando hanno l’attenzione di chi li ascolta.
7. Non dirgli mentre balbetta frasi del tipo “Parla lentamente”, “Fai un bel respiro”, “Rilassati, stai tranquillo”, “Pensa a quello che devi dire prima di parlare”, “Parla bene”, “Smettila di balbettare”. Questi consigli non sono di aiuto al bambino che balbetta.
8. Richiedete la stessa qualità e quantità di lavoro dagli alunni che balbettano come da quelli che parlano fluentemente.
9. Abbiate una conversazione uno ad uno con il bambino che balbetta riguardo agli accordi che verranno rispettati in classe. Rispettate i bisogni dell’alunno, ma non siate troppo permissivi.
10. Non far si che la balbuzie diventi qualcosa di cui vergognarsi. Parlate della balbuzie come di qualsiasi altro problema.

Liberamente tratto da: Barry Guitar and Edward G. Conture, © 2008,
Stuttering Foundation of America Adattamento italiano a cura di Simona Bernardini
Tratto anche da “8 tips for teachers”, traduzione di Roberta Perosa
The Stuttering Foundation, Lisa Scott, Ph.D., 2008

Link utili da visitare
www.balbuzie.it sito AIBACOM ONLUS
www.stutteringhelp.org sito ufficiale della Stuttering Foundation
www.balbuzie.biz sito centro Italiano Balbuzie Punto Parola
www.stammeringcentre.org sito Michael Palin Centre London